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La perpetua contemporaneità di Pompei

Al Madre, la mostra «Pompei@Madre. Materia archeologica», curata da Massimo Osanna e Andrea Viliani con il coordinamento curatoriale di Luigi Gallo per la sezione moderna, intercetta i nessi esistenti tra il patrimonio archeologico e la ricerca artistica mettendo in dialogo materiali archeologici di provenienza pompeiana, poco noti o sconosciuti, con opere d’arte moderna e contemporanea.È un confronto metodologico e disciplinare che svela l’assenza di cesure tra i diversi ambiti di ricerca e le rispettive epoche, ma è soprattutto un’occasione per riflettere sulle potenzialità di una visione ampia e laterale che consente di attraversare il tempo privandolo di ogni velleità di storicizzazione. Esplorando questo scenario aperto, la mostra affronta l’antico e il contemporaneo come due categorie dialoganti, due spazi e due tempi mentali e fisici con caratteri di contiguità, pur con delle differenze, in grado di proporre reciprocamente inediti strumenti di comprensione e di analisi della storia e della cultura umane.Non solo questo progetto suggerisce di assumere Pompei come luogo senza tempo, che insiste in una perpetua contemporaneità e può fungere da lente per comprendere aspetti del nostro presente, ma si propone anche di costituire un sistema culturale multidisciplinare sviluppato da istituzioni diverse che lavorano sullo stesso territorio (il Parco Archeologico di Pompei e il Museo Madre), una proposta alternativa e integrata di attraversamento e approfondimento degli oltre trenta secoli di contemporaneità della vicenda culturale, artistica e antropologica della Campania.I materiali che documentano la vita quotidiana della città antica e il ruolo che in essa rivestivano le arti e le scienze sono messi a confronto con opere e documenti moderni e contemporanei provenienti da istituzioni operanti sul territorio campano (Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Polo Museale della Campania, Biblioteca Nazionale e Institut Français di Napoli), nazionali (Casa di Goethe e Biblioteca dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma) e internazionali (Fondation Le Corbusier ed École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi), oltre che da importanti collezioni private.«Ognuna di queste opere e documenti ha continuato a rivendicare, dalla riscoperta del sito di Pompei nel XVIII secolo, il valore e l’ispirazione sempre contemporanei della “materia archeologica” pompeiana, fungendo da catalizzatore fra spazi, tempi e culture differenti. Un palinsesto che stimola e richiede un approccio aperto all’eventualità dell’invenzione e dell’errore, e alla costante ridefinizione dei propri strumenti di indagine, dei propri giudizi, del concetto stesso di cosa significano “tempo”, “storia” e “realtà”. Delineando Pompei come una vera e propria macchina del tempo che, restituendoci la storia di innumerevoli materie immerse nel flusso del tempo storico e naturale, sfuma la differenza fra passato e presente, natura e cultura, vita e morte, distruzione e ricostruzione», chiarisce Andrea Viliani.La mostra coinvolge più di novanta tra artisti e intellettuali e oltre 400 opere e si articola in due capitoli. Nel primo, «Pompei@Madre. Materia archeologica» (terzo piano, fino al 30 aprile), la materia archeologica dialoga con scrittori come Winckelmann, Goethe, Madame de Staël e Stendhal, con artisti come Robert Rauschenberg e Andy Warhol, Victor Burgin, Allan McCollum, Jimmie Durham, Mark Dion, Trisha Donnelly, Mike Nelson, Seth Price e Wade Guyton, con le ceramiche della Real Fabbrica di Capodimonte, i progetti di Le Corbusier, le documentazioni e gli strumenti utilizzati nelle campagne di scavo, anche più recenti, e con il mondo della musica, della danza e della performance, dai Pink Floyd a Roberto Cuoghi, Haris Epaminonda, Maria Loboda, Goshka Macuga e Christodoulos Panayiotou.Nel secondo capitolo, «Pompei@Madre. Materia archeologica: Le Collezioni» (ingresso e primo piano, fino al 24 settembre 2018), i manufatti e le testimonianze riferibili a Pompei sono invece allestiti nelle sale della collezione (Domenico Bianchi, Daniel Buren, Francesco Clemente, Luciano Fabro, Rebecca Horn, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Richard Long, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Richard Serra). «A partire dall’eruzione del 79 d.C., che ne decretò un oblio millenario, la riscoperta di questo sito nel 1748 ha trasformato Pompei in un palinsesto della modernità culturale disponibile a sempre ulteriori attraversamenti e narrazioni, afferma Osanna. È la storia di questa materia al contempo fragile e combattiva che ha permesso a Pompei di continuare a essere contemporanea, a proporre la propria “materia archeologica” come una materia contemporanea».http://www.madrenapoli.it/ ...

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